giovedì 30 luglio 2015

Prefazione del libro BINOMIO D'AMORE. Musica e poesia sulle corde della vita di Maria Fontana Cito


  Prefazione           


  IL  DOLORE : UNA MUSICA LONTANA

  Non esiste solo un altro modo di godere ( l’Eros della lontananza ) cantato negli ultimi
due libri di Maria Fontana Cito, ma anche un altro modo di soffrire, che potremmo
chiamare il Pathos della lontananza, o meglio ancora : la lontananza del Pathos.
 In questo quarta raccolta di poesie di una scrittrice cui, assai più del lavoro lessicale,
 sintattico o stilistico, sta a cuore l’espressione immediata del tumulto dell’esistenza,
 dove l’ebbrezza si lega alla cosmografia della sventura, entra più vistosamente in       scena la crudeltà della vita ( vedi Meteorite ), il “ dolore profondo e sottile/ che svuota
le braccia/ e rende deboli le gambe “ ( Voglia di piangere ). Maria Fontana Cito scrive
di getto, denuncia  “ freddori “ – jacoponiani! – ( Preghiera ), lacerazioni e rattrap-
pimenti, routines e gabbie del quotidiano ( Il lume e Donne ), menti sommerse da ri-
gurgiti di tristezza ( Blob ), nausee del gregarismo massificante ( Ma io, chi sono ? e
Le maschere ) e, quasi in trance, riesce a cogliere quegli aspetti disgreganti del post-
umano su cui,  in una lettera a Lou Salomè, ebbe modo di soffermarsi anche Rilke :
“ Oh, che mondo è mai questo ! Pezzi, pezzi di uomini, parti di animali, residui di cose
che sono state, e tutti che si muovono ancora, scompaginati da un vento sinistro e,
trascinati, trascinano, cadenti si scavalcano nella caduta “ ( Pezzi di me come giocat-
toli rotti …. fa eco M.F.Cito in Frammenti )….
  Maria Fontana, tuttavia, non contrasta fino in fondo il dolore. Sembra quasi tendere
l’orecchio e percepire in modo straniante che anche il dolore è musica o, per lo meno,
che le sue vibrazioni scaturiscono dalle stesse onde di energia che sovrastano insieme
il patimento e l’estasi. Di qui una specie di incantamento meditativo, accompagnato da un vago dondolìo ritmico, che volge ogni pena in una cadenza prossima alla rima
perfino nei casi più traumatici. E’ come se si stesse tentando di soffrire senza soffrire.
Allora anche l’ombra dei morti ( Padre ) è appena sorvolata da una musica lontana, simile a quella di cui parla Joyce nell’ultimo, splendido racconto di “ Gente di Dubli-
no “, l’amarezza si converte lorchianamente in celeste miele, gli schiaffi della vita si
trasformano in fruscianti tremoli d’archi e glissandi d’arpa e le schegge disperse del-
l’io diventano scintille di luce sulla superficie dei mari. Nel momento stesso in cui la
dolorosa contrattura viene poetizzata e scritta, si distende in godimento musicale,
giacché – come soleva dire Lacan – “ l’écrit est la jouissance “… Se, quindi, l’avventu-
ra di linee che è la scrittura fa palpitare nel deserto più devastato i lineamenti del viso
dell’Amato, ciò è dovuto proprio al suono della lontananza, che mette in dissolvenza,
nella lunga prospettiva degli anni, ogni ferita e ogni “ malattia dello spirito “ ( termine
manniano inconsapevolmente usato da M.F. Cito; cfr. Un cesto di fiori, Ricorderò,
Dalla Rocca, Inizi, Musa aretina, La stella, Musica dell’oblio, Cupido, etc. ). Melodie di tormenti che bruciano, ma ormai da lontano… Sorrisi sempre di nuovo germinanti  
dagli strazi, che chiedono al pianto di ballare.  Voci provenienti da tempi immemorabili, ma che, una volta udite, spezzano per sempre l’inerte sequenza dei giorni :    “ Dolce Voce, come il vento delle spiagge venuto da chissà dove,…..è da quel
tempo che nel lutto rido e piango nelle feste e che apprezzo per soave il vino più amaro; che spessissimo prendo fatti concreti per finzioni e che, con gli occhi al cielo,
cado in buche. Però la Voce mi consola e dice : Custodisci i tuoi sogni : i saggi non ne
hanno di così belli come ne hanno i pazzi “…. ( Charles Baudelaire ).
  Paolo Ramaccioni





Postfazione del libro IL RAPIMENTO DEL CUORE. Ardenti amori impossibili di Maria Fontana cito

CORPI  COME NUVOLE
La componente orfica nel terzo libro di poesie di Maria Fontana Cito

" Semplicemente, si è lasciata rapire. "
Marina Cvetaeva
( lettera del 28-8-1923 )

    " Agathe ricordò la frase di un mistico : < Allora il cuore mi fu tolto dal petto >...."   Così Robert Musil ne "L'uomo senza qualità"( p.1396). Quel " togliere " è quasi il commiato del cuore dal resto del corpo. Ha la valenza di un distacco, la stessa pregnanza dominante del terzo libro di poesie di Maria Fontana Cito. Se il suo secondo libro, " Burr@co Boudoir ", era il libro del pathos degli incontri ( sia pure virtuali ), questo è il libro del pathos degli addii, o meglio : degli incontri come congedi, delle congiunzioni nel segno delle potenziali disgiunzioni, che si potrebbero definire - per usare un termine inventato da Platone e da Teofrasto - " orfeotelestiche ".  L'orfismo,  infatti, non è soltanto contenuto dionisiaco + forma apollinea, è anche - e costitutivamente - un'anticipazione dell'addio ( v. R.M.Rilke, " Sonetti ad Orfeo ", n.XIII ). Quando il rapimento del cuore è interpretato in chiave orfica, si parte subito - come osserva Roland Barthes - da una situazione di distacco : " un corpo ...che non bada a me ", che è decentrato da una distrazione simile a quella che si verifica alla fine dell'innamoramento, " dove non faccio che ricostruire la scena iniziale durante la quale sono stato  rapito ". [1]  " Cominciare, a caso, dalla fine - scrive l'orfica Cvetaeva [2] - e finire ancor prima dell'inizio "...D'altra parte, per l'Avventura il principio è sempre il principio di qualcosa che è già avvenuto e " in tanto si dischiude in quanto si conchiude, nel senso che già fin troppo presto giunge alla propria fine " ( F.Masini ).
     Il ripiegamento del corpo nella lontananza avventurosa, così affine all' " amor de lohn " dei trovatori, acquista nel testo di Maria Fontana Cito caratteristiche a volte siderali ( la mente  vaga tra i pianeti e diventa una stella , cfr. Cos'è, Plutone, Asteroide, Diamanti neri, dove alla fine un glaciale silenzio  si erge tra noi / ed il tempo  ), altre volte di estraneità (  due cigni innamorati in due laghi diversi , I cigni,  sconosciuto a me / forse per sempre La duna , in Burr@coBoudoir,  espressione che potrebbe richiamare alla memoria quella di Rilke : " e udì estranea un estraneo che diceva : io sono accanto a te " ), altre ancora di timido indugio (candida carezza frenata , Malinconia,  mi stai per accarezzare / quando, come un alato fantasma,/ ritorno a volare lontano da te,  La notte), nel gesto necessario di approssimazione asintotica ad un amplesso, che però mai accade, come nell' " Ode sopra un'urna greca " di John Keats. [3] Si instaura così, nonostante le prove d'oblio - v. Il forziere - ,  il doppio vincolo di quello che Derrida ha definito il " lutto impossibile " : se la separazione diventa il modo stesso del rapporto, ciò equivale a partire dal presupposto dell'impossibilità di condurre fino in fondo l'interiorizzazione dell'altro : " devo e non devo prendere l'altro in me " ( Derrida ), che, tradotto nell'immaginario elementare di Maria Fontana Cito suona : di continuo tu accendi / e subito spegni / i miei sensi , Enigma.

Ma la versione poetica di questo doppio vincolo è vissuta come la possibilizzazione stessa dell'impossibile, la possibilità che vi sia rapporto con l'impossibile.  Vortice dell'impossibile  - dice la poetessa orfeoteleste in Intrigo,  amore irreale, Il platano,  parole fantasticamente irraggiungibili, Stordimento. Ma che cos'è l'Avventura - si chiedeva nel 1975 F.Masini - se non quel momento che risplende tra l'impossibile e il possibile ? Il principio di un possesso che non è possesso e che avviene  solo quando cantano i preludi ?  Fumo che sale fino al cielo, Immaginazioni, in un luogo pensile,incerto, ambiguo, nella " contrada beata di amanti / precari. Sospesa, eterno 'fra', ponte / come passione " ( Cvetaeva, <Poema della fine> ).....
    Nelle liriche di Maria Fontana Cito la lontananza non è, tuttavia, " pura astrazione ", come si legge nel poema della Cvetaeva. Il distanziamento erotico ha una virtù alchemico-magnetica simile a quella degli stilnovisti ( Cavalcanti : " vedrà la sua vera vertù nel ciel salita " ), che converte le " carezze lontane " in correnti fisicamente sensibili :  una sottile corrente / mi sta attraversando / lenta e frizzante , Brivido lento;  agave tra noi / divide, dispera/attrae; le tue fughe / provocano / dei cerchi sonanti / sulla pelle; quando l'effimero vola lontano / e si trasforma in vita./ Questa vita. ( Burr@co Boudoir,  Agave, Cerchi d'acqua, Altro);  o ancora, nel presente libro : irraggiungibile miraggio / che diverrà materia;  lo sguardo dalla finestra / che vola verso te  e si trasforma in bacio (Tiro alla fune e Il giornalista). Ci si potrebbe chiedere : - ma sono possibili dei gesti in cui si bacia de-baciando come si dipinge depingendo, è mai possibile l'immanenza, l'incarnazione della lontananza, dal momento che la macchina del desiderio tende sempre a perturbare l'idillio ?  Leggendo M.F.Cito, guardando Turner (" Norham Castle all'alba"), Chagall o la pittura-scrittura cinese, dove la lontananza è la materia stessa della scena, sembrerebbe di sì. Per esemplificare questa estatica sospensione della forza, questo Eros retrattile come le unghie del gatto..., basta concentrare l'attenzione sui seguenti passaggi :  Mi baci e ti ritrai / ti bacio e mi scosto / quasi ad assaggiarci, Dolce amico; lontano-vicino / vicini-lontani /ci amiamo, Ombra; ti voglio e non / ...raggiungimi / dopo che sono scomparsa e diventata aria, Narciso; mani che si stringono  ed è già addio , Binario n.6;  fiamma d'amore come fumo rosato, Brivido lento; ma già in  Burr@co Boudoir  si poteva leggere di gabbiani innamorati che svolazzano  unendosi e staccandosi  e danzando fuggono / ritornano / s'imbeccano di nuovo / e scompaiono nel cielo, oppure di un fantasma  che non parla / ma scrive, / che ama e non ama / che accarezza senza toccare / che bacia senza sfiorare le labbra / che mi fa vibrare / piovere e godere / le beatitudini celesti, / solo pensandomi.   (I gabbiani innamorati e Il mio fantasma).
    Questo bacio che si dà nell'aura dissolvente dell'addio è analogo a quello suggerito dai versi di Rilke : " quando vi sollevate / per porvi alla bocca l'un l'altro -: bevanda a bevanda : / o come stranamente bevendo sfuggite a quel bere "... Teneri suggelli di distacco, come stelle e pianeti che all'alba sbiadiscono nel cielo, lasciando il posto ai bianchi fazzoletti delle nubi, o come rosei raggi di sole che al tramonto si perdono sfavillando tra le piante estreme, oppure ancora come l'ape di Basho che si stacca dal fondo del fiore della peonia... Baci come passi di avvicinamento ( Valéry, " Les pas "...) e contemporaneamente come passi aggraziati dell'addio, " lontano da chi muore sulle stagioni " sul grande vascello d'oro delle brezze del mattino ( è l'adieu di Rimbaud...). Spume dell'onda che invadono la spiaggia e poi si allontanano. Labbra che decollano come un fiore che, portato in alto dallo stelo, spicca il volo e diventa farfalla. Un taoistico trattenere-lasciando, che svasa il bacio dall'interno dispiegando il soffio vaporoso del sorridente congedo. " Come tutto si trova quando ci si separa! Come tutto si unisce quando si è lontani! " ( Cvetaeva ). Nel regno della metamorfosi e della carne intersensoriale tutto è doppio : Erato/Eros ( v. Burr@co Boudoir , p.58), musica e poesia ( ibidem, Binomio d'amore ). E' il " totum simul " dionisiaco del Due, il vivere gli estremi tutti assieme, né prima né dopo, e " con pienezza sconvolgente in ogni estremo " (Colli ) : pensiero e passione, mente e corpo, idea e libido. Non c'è nulla di identico a sé, di appropriato a sé stesso, tutto è espropriato, esiliato e dunque lontano ( "no soi estranhs ni soi privats ", scrive Guglielmo IX d'Aquitania ). Ogni anello,ogni punto sensibile, ogni marman (direbbero gli indiani ) è in propagazione e in sopranzamento reciproco rispetto agli altri, è rapito fuori di sé, altrove, cioè : in un mondo lontano.
 L'affetto, per es., è già rapito dal ricordo, da una reminiscenza quasi proustiana ( baci rubati che sono già ricordo, Magica Roma), e il vellichìo erotico è già rapito dalle magiche onde musicali : i sospiri sono un concerto uscito dal vento, Ti aspetto, ed è su questa musica / che balleremo / l'esaltante cumparsita del nostro trovarsi , La cumparsita.  
  Del resto, l'Eros sublimato si è sempre configurato come archimusica, come musica prima della musica, come mormorio o vibrazione che induce uno stato cantante. " Il divino dell'amore - annotava Valéry - è musica, ha solo espressione musicale ".  Mia cara musica - fa eco la poetessa orfeoteleste - che  mi fai raggiungere la massima profondità dell'universo, Melodia, solo tu puoi danzare e giocare a nascondino con la poesia nelle profondità marine, raggiungendo il godimento supremo ( v.  Binomio d'amore in " Burr@co Boudoir " ). Basta porsi in ascolto per udire armonie come  sognati abbracci  ( ibidem, Grieg ) o strumenti " che orchestrano un amore lontano, Il concerto.  Le parole immaginate diventano corpo ritmico e diapason di carne, si muovono, sospirano, baciano i canti vocalizzando i baci, vanno in giro " disfatte " e spinte da quegli spiriti vitali che colgono impreparata la realtà e aprono uno squarcio nelle nostre stereotipie mentali. Allora anche le parole diventano organismi mossi dall'aria : veli o vele,  la lenta vela del pensiero, Pensarti o la girandola mossa dal vento,  velo d'aria / come afa d'agosto, Girandola, che fa risuonare in lontananza il sottile arabesco delle " Voiles " di Claude Debussy.

 " E' come una barca oscillante ai confini dell'orizzonte che attraversa la luce sospinta dall'estasi del naufragio. Attraversa il canto nuziale della luce con i suoi doni e le sue promesse. E, per un istante, prima di consumarsi nel gorgo, splende in tutte le sue vele. Chi teme di non averla mai incontrata, si accorge d'averla vissuta senza saperlo ed ecco, da questa difficile distanza, essa risuscita per lasciarsi fiorire sulla tua mano senza febbre.  La sua nascita e la sua morte sono chiuse nell'intatta durata dell'arco. Non importa che tu le dia un nome, ma gli uomini che cercano i nomi l'hanno chiamata : AVVENTURA. "   ( B.Salins )

Paolo Ramaccioni




[1] R.Barthes, " Frammenti di un discorso amoroso ", tr.it., Torino, 1979   , p.166 ( " Rapimento " ).
[2] C.Graziadei, " L'origine orfico-rituale della poesia di Marina Cvetaeva ", 1983, www.europa orientalis.it
[3] " Audace amante, tu puoi baciare benché quasi a metà."

Prefazione del libro BURR@CO BOUDOIR. Poesie di erotismo e amore di Maria Fontana Cito



































Nervo  di  luce  pura
di Paolo Ramaccioni


“[…] el nervio de luz purapor donde el alma filtra leccion de beso y ala”
Federico Garcia Lorca, Carne                                                                                             
Se mai il nume sinuoso e stregato della carnalescenza in un essere è sorto ed ha parlato, ciò è stato nei versi di Maria Fontana Cito.  Le sue "pillole" eroto-liriche non sono lavoro di scrivania, ma una fatalità che oltrepassa il derma, fa un buco nei tessuti per arrivare, al di fuori di ogni intellettualità della cultura, al plesso originario dell'Eros cosmogonico e risvegliare i quattro elementi primordiali e le transizioni di fase che hanno sempre animato l'istinto poetico (dal persiano Mahsati Ganjavi agli "Alcools" di Apollinaire ).
La superficie di queste poesie non è analizzabile. Ogni critica spegnerebbe la febbre che ci trasmettono, il fermento che le attraversa avvampando e si converte in piccoli pungoli ripetuti fino al sussulto finale, "in cauda", dove si spezzano i clichés.  Le frasi verbali sono spume vertiginose su mari d'erba. Le frasi nominali sono girasoli ebbri in progressivo deliquio.
Apparentemente, l'estrema concentrazione formale richiama quella delle quartine cinesi del periodo T'ang. In realtà, la catena di stigmi poietici è costellata di elettrodi ad alta intensità sensuale, introvabili nell'esotico "gu-ti-shi". 
Le parole sono cariche di immediato e vigoroso magnetismo. Il fluido di fresco desiderio corre come in un filo scoperto serpeggiando tra cartilagini e midollo fino all'estremità delle dita, che, quando sfiorano la tastiera, diventano polle sorgive e bollenti del plasma vivente incarnato.
Le Ninfe hanno insegnato ad Apollo a tendere l'arco e a Maria Fontana Cito, nell'ebbrezza della metamorfosi, gesti  vivi e brezze immaginarie.  Stati di grazia elementare, tentativi alchemici di far crollare i muri e diventare musica, sopraffusioni "ingenue" (nel senso schilleriano del termine), che ricordano quelle di una poesia di Henri Meschonnic:



“io la vita
cammino 
di sole in sole                  
da chioma a nube  
un albero di odori       
nelle braccia                
sento tutti i fiori      
sono in tutto quel che si dice in tutto quel che non è detto io trabocco dalle parole         
[…]                                        tutte le mie parole                  sono per la vita”.
                                 
                                                                 


lunedì 20 luglio 2015

Camerino


Camerino è la città dove sono nata e vissuta, dove sono  cresciuti i miei figli, dove ho lavorato nelle splendide stanze del Palazzo Ducale che ospita l'antica Università degli Studi e dove ho scritto la maggior parte delle mie poesie.




domenica 19 luglio 2015

ERATO-EROS di Maria Fontana Cito

Serata di poesie Francavilla Fontana con l’autrice Maria Fontana Cito 20 settembre 2015 0re 20


Serata di poesie Francavilla Fontana
con l’autrice Maria Fontana Cito

Sarà ospitata presso il monumentale castello Imperiali di Francavilla Fontana la serata di lettura delle poesie, inserita nel cartellone delle manifestazioni estive della città di Francavilla Fontana, in programma il prossimo 20 Settembre 2015 alle ore 20.
Il Castello nasce come fortificazione del feudo di Oria e venne fatto erigere da Giovanni Antonio del Balzo Orsini verso il 1450, mutato ed ampliato da Giovanni Bernardino Bonifacio intorno al 1547, fu completato acquisendo la funzione di residenza da Michele III tra il 1720 ed il 1727. Nel 1739 Michele Imperiali IV
Siamo nella terra di mezzo (dei Messapi) suddivisa in Calabría a settentrione e la Salentina a meridione e coloro che la abitavano, i Calabri e i Salentini, appartenevano a due tribù distinte degli Iapigi. 
I Messapi "Sulla scia delle antiche rotte navali dei Micenei la prima terra che, dopo la traversata egea, appariva all’orizzonte, era quella salentina. Per identificarla venne denominata dai Greci, forse coloro che per primi colonizzarono Metaponto, Messapia, la “terra tra le acque”. Per uno strano caso del destino Messapia divenne con il tempo, “la terra tra i due mari”: lo Jonio e l’Adriatico –Messapia, era “la terra di mezzo”, collocata tra il territorio occupato dagli Iapigi e il mondo greco degnamente rappresentato dai coloni spartani che, guidati da Falanto, alla fine dell’VIII sec. a.C. fondarono la colonia laconica di Taras (Taranto).
Nonostante il frequente contatto con la civiltà greca, i Messapi conservarono per lungo tempo caratteri culturali precisi e distinti: è il caso, ad esempio, della produzione di un contenitore per acqua, chiamato “trozzella”, diffuso in tutto il territorio messapico dalla metà del VI al III secolo avanti Cristo e particolarmente attestato in numerose sepolture femminili.
Eppure l’interazione tra le varie esperienze culturali di matrice greca e quelle assimilate dalla società messapica segnò la svolta che portò all’identità di una delle civiltà più originali del panorama italico, che, senza ombra di dubbio, si sta rivelando unica per usi e costumi quotidiani e funerari, evoluzione degli insediamenti, tradizioni e produzioni artistico-artigianali, pratiche religioso-cultuali, sovrastrutture sociali e scambi commerciali nel solco di una storia avvolta ancora nel mistero.
Alla metà del III secolo a. C., con la conquista da parte dei Romani, la civiltà messapica iniziò il suo rapido declino.Un luogo ricco di storie millenarie, fonte d'ispirazioni ancora oggi.



Maria Fontana Cito, è frutto di una unione d'amore molto grande tra una marchigiana ed un pugliese, che la sorte spezza  prematuramente, rendendo l'autrice sensibile e appassionata di storie di amori forti e spesso dolorosi.
Ha lavorato presso l’Università di Camerino come bibliotecaria, ma la sua vera passione è sempre stata la scrittura soprattutto di poesie che come dice lei sono frutto di una sensibilità originata da tante vicissitudini della vita, quali appunto la morte dell’amato padre, tre matrimoni che vivono ancora in lei insieme ai suoi tre figli, una vita di lavoro, soddisfazioni ma anche dolori e delusioni"









Nel 1992 ha pubblicato un libro di poesie, “Guscio dorato. Quasi un diario”, Mierma Editore, dove sono presenti i grandi affetti familiari, quali figli, genitori, nonni e tanti amici, con poesie rivolte a loro con un grande sentimento.

Nel 2014 pubblica il  libro Burr@co Boudoir,  una raccolta di poesie di erotismo e amore, ispirate fantasiosamente da muse amori, ma anche  dal burracooline.


2015e Il Rapimento del cuore.Ardenti amori impossibili, poesie su grandi amori che a distanza riescono a mantenersi saldi pur nella sofferenza.
2015 Binomio d'amore. Musica e poesia sulle corde della vita. Poesie che richiamano la musica presente e pressante nella vita dell'autrice, ma anche riflessioni sul dolore e sull'esistenza dell'uomo.

2015 Poggio Paradiso.Versi e versanti sui Monti Sibillini, una raccolta di poesie scritte sui Monti azzurri dove l'autrice ha vissuto amori uniti alla passione per le escursioni, la raccolta dei funghi, a vita tra i montiu, i profumi e serenità.
Per Maria Fontana Cito la vita è un movimento di canti e gli detta simile lirica che ha coltivato e coltiva con cura, dedicandola a tutti coloro che si mostrano sensibili alla carica dell’amore.

Delle  sue poesie il Prof. Mario Giannella  ex Rettore dell'Università di Camerino ,ha scritto "Ardente, impossibile, eterno il canto d’amore, descritto, raccontato e soprattutto visceralmente vissuto da Maria Fontana. Amore filiale e amore materno, amore libero ma pieno anche di vincolanti tenerezze, amore per la natura e i luoghi d’infanzia, amore per il tempo che passa e per la vita, i suoi dubbi, le emozioni, le sorprese.
L'autorevole Prof Armando Ginesi ha così recensito le sue poesie:
Ho letto le belle, eleganti pagine di "Burr@co boudoir" di Maria Fontana Cito, un delizioso volumetto dedicato all'Amore. Gli antichi greci distinguevano quattro modalità dell'Amore: stòrge (l'affetto parentale); àgape (la relazione sentimentale e disinteressata); filìa (l'affetto amichevole); èros (la pulsione e il desiderio, sentimentale ma anche carnale, verso un'altra persona). L'amore di cui cantano i versi gradevolissimi della Cito sono pregni di èros. L'atmosfera che ti prende, quando li leggi, che ti avvolge come fosse una nuvola nella quale ti immergi, mi ricorda quella sobria e leggiadra al tempo stesso, che vien fuori dalla lettura dei frammenti di Saffo, forse il più grande cantore dell'Amore di tutti i tempi.
Maria Fontana Cito esprime la sua passione, la pulsione e il desiderio verso l'altra metà del proprio cielo, ricercandone la ricomposizione di sentimento e fisica nell'unità, attraverso splendide metafore, esplicite quanto garbate.
Un libro da leggere, in questi tempi in cui sembra prevalere, nell'uomo d'ogni latitudine e longitudine, l'opposto dell'Eros, la sua negazione, così come la pensarono prima Empedocle e poi Sigmund Freud, vale a dire Thanatos, la Discordia o l'Odio che ad Eros si contrappongono con la volontà distruttrice di annientarlo.



http://newsartitalia.blogspot.it/2015/07/serata-di-poesie-francavilla-fontana.html

sabato 18 luglio 2015

Francavilla Fontana: le mie Poesie





Con grande gioia ho appreso ora, l'inserimento della serata di lettura delle mie poesie in seno alle manifestazioni estive della città di Francavilla Fontana che si terrà presso il Castello Imperiali il giorno 20 Settembre 2015 alle ore 20.
Sarà una serata che dedicherò a mio padre Francavillese divenuto mia prima Musa quando se ne andò lasciandomi poco più che bambina.Di seguito due poesie dedicate! 1965 e 2015



Puglia (1965)

Rossa la terra mia
e senza un filo d’erba.
Piante d’ulivo
dal nodoso fusto
con argentee fragili foglie.
Un muretto di pietra
delimita la spiaggia
di fine sabbia bianca.
Il mare blu profondo
accoglie la barchetta
che gaia fila dritta
lasciandosi la scia.



Un ricordo (2015) dedicata a Mio padre

Sembra ieri,
pensavo oggi!
ricordando quel giorno.

Cinquant’anni
che non sento sulla pelle,
son passati correndo,
tra salite e discese
su lisce strade asfaltate
o sconnesse e bloccate
da instabili frane.

Sole e pioggia
hanno danzato
sulle ali della mia vita.
Vagiti, sorrisi, pianti e canti,
organetto degli anni
hanno aperto concerti
applauditi,
o restati in silenzio.

Sembra ieri,
il dolore è lo stesso,
ma proviene
da un eco lontano,
che non smuove più il pianto,
resta immobile e fermo

lunedì 6 luglio 2015

I Monti Sibillini in versi, di Maria Fontana Cito





I Monti Sibillini hanno ispirato Maria Fontana Cito per il suo prossimo libro Attraverso versi e versanti dei Monti Sibillini.vuole mettere in luce magia di questi luoghi i paesaggi , con la sua storia e le sue leggende i Monti Sibilllini rappresentano un'occasione unica per rivivere appieno il fascino del tempo passato e scoprire i tesori che l'uomo ha saputo preservare nei secoli per adattarsi a un ambiente naturale selvaggio e spesso ostile. L'esperienza del viaggio diventa così, anche sotto il profilo culturale, realmente vivificante ed indimenticabile per ogni visitatore.

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini comprende il gruppo montuoso più elevato dell'Appennino umbro- marchigiano e la sua vetta più alta, il Monte Vettore, raggiunge i 2.479 metri s.l.m., mentre i suoi molti comuni sono distribuiti tra l'Umbria e le Marche.Da vedere
Fra i comuni che meritano una visita c'è Visso, sede del Parco Nazionale. La leggenda narra che questo comune umbro del Parco, caratterizzato da un centro storico raccolto e pittoresco, sia stato fondato ben 907 anni prima di Roma e che, dal suo riconoscimento come libero comune e fino all’invasione napoleonica, fosse diviso in cinque distretti chiamati "Guaite", comprendenti anche Castelsantangelo ed Ussita.
Non lontano, ad attrarre il visitatore, un itinerario percorribile anche in auto, le Gole della Valnerina, scavate dall’impetuoso fiume Nera.

sabato 4 luglio 2015

Il rumore del mare racchiuso in una conchiglia

Amo le conchiglie, il loro sibilo ed il loro profumo!
ascolto la dolce melodia
che viene dalle conchiglie,
il fragore del mare,
il clamore silenzioso
ciò che hai da dirmi suona dolce come il lento e continuo echeggio del mare
racchiuso in una conchiglia;
Parli di paure, parli di tristezze miste a speranze e voglia di viaggiare;
Parli di sogni, parli di incubi che mischi insieme creando la Realtà.
Sei Musica Sei Suono
profumo salato delle conchiglie, gioielli del mare, quale si adorna di loro, vivaci e colorate,sorride il cielo alla vista di di queste belle creature, ricciolate, lisce, eleganti e sinuose complicate e scintillanti,
amo le conchiglie e il loro mistero.
Io ascolto
Sei come un dolce canto nella fitta nebbia, che da la direzione da seguire
Non mi perdo con te, forse mi perdo con te






IMMINENTE USCITA POESIE SUI MONTI SIBILLINI di Maria Fontana CITO



Da POGGIO PARADISO. Versi e versanti dei Monti Sibillini
di Maria Fontana Cito
di prossima pubblicazione


Bolognola


Quest’angolo stretto
m’accoglie
nel tramonto d’estate
soffiando sulla pelle
la calda aria
mescolata alla brezza.
Lontano spazia il confine
delineato dai monti.
Vicina la collina rotonda
in cui troneggia
un folto albero
di fresche foglie.
Odorosi effluvi
mi giungon al naso
dai narcisi di campo.
Rosso il colore del cielo
mentre il sole svanisce.



Letture delle mie poesie sotto l'ombrellone



Spiaggia di Cupra marittima
Grazie ai gestori dello Chalet Kayak e l'artista Lorena Ulpiani  per avermi organizzato un bellissimo ed intenso pomeriggio di letture sulla spiaggia in una atmosfera veramente poetica!
Siamo nelle Marche spiaggia di Cupra Marittima, non solo mare
Una rigogliosa vegetazione, tipica della macchia mediterranea, con pini, tamerici, ginepri, sabine e querce, per poter godere un piacevole fresco anche nelle ore più calde dell’estate  magari leggere qualche mio libro .