CORPI COME NUVOLE
La componente orfica nel terzo libro di poesie di Maria
Fontana Cito
" Semplicemente, si è lasciata rapire. "
Marina Cvetaeva
( lettera del 28-8-1923 )
" Agathe ricordò la frase di un
mistico : < Allora il cuore mi fu tolto dal petto >...." Così
Robert Musil ne "L'uomo senza qualità"( p.1396). Quel " togliere
" è quasi il commiato del cuore dal resto del corpo. Ha la valenza di
un distacco, la stessa pregnanza dominante del terzo libro di poesie di Maria
Fontana Cito. Se il suo secondo libro, " Burr@co Boudoir ", era
il libro del pathos degli incontri ( sia pure virtuali ), questo è il libro del
pathos degli addii, o meglio : degli incontri come congedi, delle congiunzioni
nel segno delle potenziali disgiunzioni, che si potrebbero definire - per usare
un termine inventato da Platone e da Teofrasto - " orfeotelestiche
". L'orfismo, infatti, non è soltanto contenuto dionisiaco +
forma apollinea, è anche - e costitutivamente - un'anticipazione dell'addio (
v. R.M.Rilke, " Sonetti ad Orfeo ", n.XIII ). Quando il
rapimento del cuore è interpretato in chiave orfica, si parte subito - come
osserva Roland Barthes - da una situazione di distacco : " un corpo ...che
non bada a me ", che è decentrato da una distrazione simile a quella
che si verifica alla fine dell'innamoramento, " dove non faccio che
ricostruire la scena iniziale durante la quale sono stato rapito
". [1]
" Cominciare, a caso, dalla fine - scrive l'orfica Cvetaeva [2]
- e finire ancor prima dell'inizio "...D'altra parte, per l'Avventura il
principio è sempre il principio di qualcosa che è già avvenuto e " in
tanto si dischiude in quanto si conchiude, nel senso che già fin troppo presto
giunge alla propria fine " ( F.Masini ).
Il
ripiegamento del corpo nella lontananza avventurosa, così affine all' "
amor de lohn " dei trovatori, acquista nel testo di Maria Fontana Cito
caratteristiche a volte siderali ( la mente
vaga tra i pianeti e diventa una
stella , cfr. Cos'è, Plutone,
Asteroide, Diamanti neri, dove alla fine un glaciale silenzio si erge
tra noi / ed il tempo ), altre volte
di estraneità ( due cigni innamorati in due laghi diversi , I cigni, sconosciuto a me / forse per sempre La duna
, in Burr@coBoudoir, espressione che
potrebbe richiamare alla memoria quella di Rilke : " e udì estranea un
estraneo che diceva : io sono accanto a te " ), altre ancora di timido
indugio (candida carezza frenata ,
Malinconia, mi stai per accarezzare / quando, come un alato fantasma,/ ritorno a
volare lontano da te, La notte), nel
gesto necessario di approssimazione asintotica ad un amplesso, che però mai
accade, come nell' " Ode sopra un'urna greca " di John Keats. [3]
Si instaura così, nonostante le prove d'oblio - v. Il forziere - , il doppio
vincolo di quello che Derrida ha definito il " lutto impossibile " :
se la separazione diventa il modo stesso del rapporto, ciò equivale a partire
dal presupposto dell'impossibilità di condurre fino in fondo l'interiorizzazione
dell'altro : " devo e non devo prendere l'altro in me " ( Derrida ),
che, tradotto nell'immaginario elementare di Maria Fontana Cito suona : di continuo tu accendi / e subito spegni / i
miei sensi , Enigma.
Ma
la versione poetica di questo doppio vincolo è vissuta come la
possibilizzazione stessa dell'impossibile, la possibilità che vi sia rapporto
con l'impossibile. Vortice dell'impossibile - dice la poetessa orfeoteleste in Intrigo,
amore irreale, Il platano, parole
fantasticamente irraggiungibili, Stordimento. Ma che cos'è l'Avventura - si
chiedeva nel 1975 F.Masini - se non quel momento che risplende tra
l'impossibile e il possibile ? Il principio di un possesso che non è possesso e
che avviene solo quando cantano i preludi ? Fumo che sale fino al cielo, Immaginazioni,
in un luogo pensile,incerto, ambiguo, nella " contrada beata di amanti /
precari. Sospesa, eterno 'fra', ponte / come passione " ( Cvetaeva,
<Poema della fine> ).....
Nelle
liriche di Maria Fontana Cito la lontananza non è, tuttavia, " pura
astrazione ", come si legge nel poema della Cvetaeva. Il distanziamento
erotico ha una virtù alchemico-magnetica simile a quella degli stilnovisti (
Cavalcanti : " vedrà la sua vera vertù nel ciel salita " ), che
converte le " carezze lontane " in correnti fisicamente sensibili : una sottile corrente / mi sta attraversando /
lenta e frizzante , Brivido lento; agave
tra noi / divide, dispera/attrae; le tue fughe / provocano / dei cerchi sonanti
/ sulla pelle; quando l'effimero vola lontano / e si trasforma in vita./
Questa vita. ( Burr@co Boudoir, Agave,
Cerchi d'acqua, Altro); o ancora, nel
presente libro : irraggiungibile miraggio / che diverrà materia; lo sguardo dalla finestra / che vola verso
te e si trasforma in bacio (Tiro alla
fune e Il giornalista). Ci si potrebbe chiedere : - ma sono possibili dei
gesti in cui si bacia de-baciando come si dipinge depingendo, è mai possibile
l'immanenza, l'incarnazione della lontananza, dal momento che la macchina del
desiderio tende sempre a perturbare l'idillio ? Leggendo M.F.Cito,
guardando Turner (" Norham Castle all'alba"), Chagall o la
pittura-scrittura cinese, dove la lontananza è la materia stessa della
scena, sembrerebbe di sì. Per esemplificare questa estatica sospensione della
forza, questo Eros retrattile come le unghie del gatto..., basta concentrare
l'attenzione sui seguenti passaggi : Mi
baci e ti ritrai / ti bacio e mi scosto / quasi ad assaggiarci, Dolce amico; lontano-vicino
/ vicini-lontani /ci amiamo, Ombra; ti voglio e non / ...raggiungimi / dopo che
sono scomparsa e diventata aria, Narciso; mani che si stringono ed è già addio , Binario n.6; fiamma
d'amore come fumo rosato, Brivido lento; ma già in Burr@co Boudoir si poteva leggere di gabbiani innamorati che
svolazzano unendosi e staccandosi e danzando fuggono / ritornano / s'imbeccano
di nuovo / e scompaiono nel cielo, oppure di un fantasma che non parla / ma scrive, / che ama e non ama
/ che accarezza senza toccare / che bacia senza sfiorare le labbra / che
mi fa vibrare / piovere e godere / le beatitudini celesti, / solo
pensandomi. (I gabbiani innamorati e Il
mio fantasma).
Questo bacio che si dà nell'aura
dissolvente dell'addio è analogo a quello suggerito dai versi di Rilke : "
quando vi sollevate / per porvi alla bocca l'un l'altro -: bevanda a
bevanda : / o come stranamente bevendo sfuggite a quel bere "... Teneri
suggelli di distacco, come stelle e pianeti che all'alba sbiadiscono nel cielo,
lasciando il posto ai bianchi fazzoletti delle nubi, o come rosei raggi di sole
che al tramonto si perdono sfavillando tra le piante estreme, oppure ancora
come l'ape di Basho che si stacca dal fondo del fiore della peonia... Baci come
passi di avvicinamento ( Valéry, " Les pas "...) e contemporaneamente
come passi aggraziati dell'addio, " lontano da chi muore sulle stagioni
" sul grande vascello d'oro delle brezze del mattino ( è l'adieu di
Rimbaud...). Spume dell'onda che invadono la spiaggia e poi si allontanano.
Labbra che decollano come un fiore che, portato in alto dallo stelo, spicca il
volo e diventa farfalla. Un taoistico trattenere-lasciando, che svasa il bacio
dall'interno dispiegando il soffio vaporoso del sorridente congedo. " Come
tutto si trova quando ci si separa! Come tutto si unisce quando si è lontani!
" ( Cvetaeva ). Nel regno della metamorfosi e della carne intersensoriale
tutto è doppio : Erato/Eros ( v. Burr@co Boudoir , p.58), musica e poesia
( ibidem, Binomio d'amore ). E' il
" totum simul " dionisiaco del Due, il vivere gli estremi tutti
assieme, né prima né dopo, e " con pienezza sconvolgente in ogni estremo
" (Colli ) : pensiero e passione, mente e corpo, idea e libido. Non c'è
nulla di identico a sé, di appropriato a sé stesso, tutto è espropriato, esiliato
e dunque lontano ( "no soi estranhs ni soi privats ", scrive
Guglielmo IX d'Aquitania ). Ogni anello,ogni punto sensibile, ogni marman
(direbbero gli indiani ) è in propagazione e in sopranzamento reciproco
rispetto agli altri, è rapito fuori di sé, altrove, cioè : in un mondo lontano.
L'affetto, per es., è già rapito dal ricordo, da una
reminiscenza quasi proustiana ( baci
rubati che sono già ricordo, Magica Roma), e il vellichìo erotico è già
rapito dalle magiche onde musicali : i sospiri sono un concerto uscito dal vento, Ti aspetto, ed è su questa musica / che balleremo /
l'esaltante cumparsita del nostro trovarsi , La cumparsita.
Del resto, l'Eros sublimato si è sempre
configurato come archimusica, come musica prima della musica, come mormorio o
vibrazione che induce uno stato cantante. " Il divino dell'amore -
annotava Valéry - è musica, ha solo espressione musicale ". Mia
cara musica - fa eco la poetessa orfeoteleste - che mi fai raggiungere la
massima profondità dell'universo, Melodia, solo tu puoi danzare e giocare a
nascondino con la poesia nelle profondità marine, raggiungendo il godimento
supremo ( v. Binomio d'amore in " Burr@co Boudoir
" ). Basta porsi in ascolto per udire armonie come sognati abbracci ( ibidem, Grieg ) o strumenti " che orchestrano un amore lontano, Il
concerto. Le parole immaginate diventano corpo ritmico e diapason di
carne, si muovono, sospirano, baciano i canti vocalizzando i baci, vanno in
giro " disfatte " e spinte da quegli spiriti vitali che colgono
impreparata la realtà e aprono uno squarcio nelle nostre stereotipie mentali.
Allora anche le parole diventano organismi mossi dall'aria : veli o vele, la
lenta vela del pensiero, Pensarti o la girandola mossa dal vento, velo
d'aria / come afa d'agosto, Girandola, che fa risuonare in lontananza il
sottile arabesco delle " Voiles " di Claude Debussy.
" E' come una barca oscillante ai confini
dell'orizzonte che attraversa la luce sospinta dall'estasi del naufragio. Attraversa
il canto nuziale della luce con i suoi doni e le sue promesse. E, per un
istante, prima di consumarsi nel gorgo, splende in tutte le sue vele. Chi teme
di non averla mai incontrata, si accorge d'averla vissuta senza saperlo ed
ecco, da questa difficile distanza, essa risuscita per lasciarsi fiorire sulla
tua mano senza febbre. La sua nascita e la sua morte sono chiuse
nell'intatta durata dell'arco. Non importa che tu le dia un nome, ma gli uomini
che cercano i nomi l'hanno chiamata : AVVENTURA. " ( B.Salins )
Paolo Ramaccioni
[2] C.Graziadei, " L'origine orfico-rituale della poesia di Marina
Cvetaeva ", 1983, www.europa orientalis.it
[3] "
Audace amante, tu puoi baciare benché quasi a metà."
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