giovedì 30 luglio 2015

Postfazione del libro IL RAPIMENTO DEL CUORE. Ardenti amori impossibili di Maria Fontana cito

CORPI  COME NUVOLE
La componente orfica nel terzo libro di poesie di Maria Fontana Cito

" Semplicemente, si è lasciata rapire. "
Marina Cvetaeva
( lettera del 28-8-1923 )

    " Agathe ricordò la frase di un mistico : < Allora il cuore mi fu tolto dal petto >...."   Così Robert Musil ne "L'uomo senza qualità"( p.1396). Quel " togliere " è quasi il commiato del cuore dal resto del corpo. Ha la valenza di un distacco, la stessa pregnanza dominante del terzo libro di poesie di Maria Fontana Cito. Se il suo secondo libro, " Burr@co Boudoir ", era il libro del pathos degli incontri ( sia pure virtuali ), questo è il libro del pathos degli addii, o meglio : degli incontri come congedi, delle congiunzioni nel segno delle potenziali disgiunzioni, che si potrebbero definire - per usare un termine inventato da Platone e da Teofrasto - " orfeotelestiche ".  L'orfismo,  infatti, non è soltanto contenuto dionisiaco + forma apollinea, è anche - e costitutivamente - un'anticipazione dell'addio ( v. R.M.Rilke, " Sonetti ad Orfeo ", n.XIII ). Quando il rapimento del cuore è interpretato in chiave orfica, si parte subito - come osserva Roland Barthes - da una situazione di distacco : " un corpo ...che non bada a me ", che è decentrato da una distrazione simile a quella che si verifica alla fine dell'innamoramento, " dove non faccio che ricostruire la scena iniziale durante la quale sono stato  rapito ". [1]  " Cominciare, a caso, dalla fine - scrive l'orfica Cvetaeva [2] - e finire ancor prima dell'inizio "...D'altra parte, per l'Avventura il principio è sempre il principio di qualcosa che è già avvenuto e " in tanto si dischiude in quanto si conchiude, nel senso che già fin troppo presto giunge alla propria fine " ( F.Masini ).
     Il ripiegamento del corpo nella lontananza avventurosa, così affine all' " amor de lohn " dei trovatori, acquista nel testo di Maria Fontana Cito caratteristiche a volte siderali ( la mente  vaga tra i pianeti e diventa una stella , cfr. Cos'è, Plutone, Asteroide, Diamanti neri, dove alla fine un glaciale silenzio  si erge tra noi / ed il tempo  ), altre volte di estraneità (  due cigni innamorati in due laghi diversi , I cigni,  sconosciuto a me / forse per sempre La duna , in Burr@coBoudoir,  espressione che potrebbe richiamare alla memoria quella di Rilke : " e udì estranea un estraneo che diceva : io sono accanto a te " ), altre ancora di timido indugio (candida carezza frenata , Malinconia,  mi stai per accarezzare / quando, come un alato fantasma,/ ritorno a volare lontano da te,  La notte), nel gesto necessario di approssimazione asintotica ad un amplesso, che però mai accade, come nell' " Ode sopra un'urna greca " di John Keats. [3] Si instaura così, nonostante le prove d'oblio - v. Il forziere - ,  il doppio vincolo di quello che Derrida ha definito il " lutto impossibile " : se la separazione diventa il modo stesso del rapporto, ciò equivale a partire dal presupposto dell'impossibilità di condurre fino in fondo l'interiorizzazione dell'altro : " devo e non devo prendere l'altro in me " ( Derrida ), che, tradotto nell'immaginario elementare di Maria Fontana Cito suona : di continuo tu accendi / e subito spegni / i miei sensi , Enigma.

Ma la versione poetica di questo doppio vincolo è vissuta come la possibilizzazione stessa dell'impossibile, la possibilità che vi sia rapporto con l'impossibile.  Vortice dell'impossibile  - dice la poetessa orfeoteleste in Intrigo,  amore irreale, Il platano,  parole fantasticamente irraggiungibili, Stordimento. Ma che cos'è l'Avventura - si chiedeva nel 1975 F.Masini - se non quel momento che risplende tra l'impossibile e il possibile ? Il principio di un possesso che non è possesso e che avviene  solo quando cantano i preludi ?  Fumo che sale fino al cielo, Immaginazioni, in un luogo pensile,incerto, ambiguo, nella " contrada beata di amanti / precari. Sospesa, eterno 'fra', ponte / come passione " ( Cvetaeva, <Poema della fine> ).....
    Nelle liriche di Maria Fontana Cito la lontananza non è, tuttavia, " pura astrazione ", come si legge nel poema della Cvetaeva. Il distanziamento erotico ha una virtù alchemico-magnetica simile a quella degli stilnovisti ( Cavalcanti : " vedrà la sua vera vertù nel ciel salita " ), che converte le " carezze lontane " in correnti fisicamente sensibili :  una sottile corrente / mi sta attraversando / lenta e frizzante , Brivido lento;  agave tra noi / divide, dispera/attrae; le tue fughe / provocano / dei cerchi sonanti / sulla pelle; quando l'effimero vola lontano / e si trasforma in vita./ Questa vita. ( Burr@co Boudoir,  Agave, Cerchi d'acqua, Altro);  o ancora, nel presente libro : irraggiungibile miraggio / che diverrà materia;  lo sguardo dalla finestra / che vola verso te  e si trasforma in bacio (Tiro alla fune e Il giornalista). Ci si potrebbe chiedere : - ma sono possibili dei gesti in cui si bacia de-baciando come si dipinge depingendo, è mai possibile l'immanenza, l'incarnazione della lontananza, dal momento che la macchina del desiderio tende sempre a perturbare l'idillio ?  Leggendo M.F.Cito, guardando Turner (" Norham Castle all'alba"), Chagall o la pittura-scrittura cinese, dove la lontananza è la materia stessa della scena, sembrerebbe di sì. Per esemplificare questa estatica sospensione della forza, questo Eros retrattile come le unghie del gatto..., basta concentrare l'attenzione sui seguenti passaggi :  Mi baci e ti ritrai / ti bacio e mi scosto / quasi ad assaggiarci, Dolce amico; lontano-vicino / vicini-lontani /ci amiamo, Ombra; ti voglio e non / ...raggiungimi / dopo che sono scomparsa e diventata aria, Narciso; mani che si stringono  ed è già addio , Binario n.6;  fiamma d'amore come fumo rosato, Brivido lento; ma già in  Burr@co Boudoir  si poteva leggere di gabbiani innamorati che svolazzano  unendosi e staccandosi  e danzando fuggono / ritornano / s'imbeccano di nuovo / e scompaiono nel cielo, oppure di un fantasma  che non parla / ma scrive, / che ama e non ama / che accarezza senza toccare / che bacia senza sfiorare le labbra / che mi fa vibrare / piovere e godere / le beatitudini celesti, / solo pensandomi.   (I gabbiani innamorati e Il mio fantasma).
    Questo bacio che si dà nell'aura dissolvente dell'addio è analogo a quello suggerito dai versi di Rilke : " quando vi sollevate / per porvi alla bocca l'un l'altro -: bevanda a bevanda : / o come stranamente bevendo sfuggite a quel bere "... Teneri suggelli di distacco, come stelle e pianeti che all'alba sbiadiscono nel cielo, lasciando il posto ai bianchi fazzoletti delle nubi, o come rosei raggi di sole che al tramonto si perdono sfavillando tra le piante estreme, oppure ancora come l'ape di Basho che si stacca dal fondo del fiore della peonia... Baci come passi di avvicinamento ( Valéry, " Les pas "...) e contemporaneamente come passi aggraziati dell'addio, " lontano da chi muore sulle stagioni " sul grande vascello d'oro delle brezze del mattino ( è l'adieu di Rimbaud...). Spume dell'onda che invadono la spiaggia e poi si allontanano. Labbra che decollano come un fiore che, portato in alto dallo stelo, spicca il volo e diventa farfalla. Un taoistico trattenere-lasciando, che svasa il bacio dall'interno dispiegando il soffio vaporoso del sorridente congedo. " Come tutto si trova quando ci si separa! Come tutto si unisce quando si è lontani! " ( Cvetaeva ). Nel regno della metamorfosi e della carne intersensoriale tutto è doppio : Erato/Eros ( v. Burr@co Boudoir , p.58), musica e poesia ( ibidem, Binomio d'amore ). E' il " totum simul " dionisiaco del Due, il vivere gli estremi tutti assieme, né prima né dopo, e " con pienezza sconvolgente in ogni estremo " (Colli ) : pensiero e passione, mente e corpo, idea e libido. Non c'è nulla di identico a sé, di appropriato a sé stesso, tutto è espropriato, esiliato e dunque lontano ( "no soi estranhs ni soi privats ", scrive Guglielmo IX d'Aquitania ). Ogni anello,ogni punto sensibile, ogni marman (direbbero gli indiani ) è in propagazione e in sopranzamento reciproco rispetto agli altri, è rapito fuori di sé, altrove, cioè : in un mondo lontano.
 L'affetto, per es., è già rapito dal ricordo, da una reminiscenza quasi proustiana ( baci rubati che sono già ricordo, Magica Roma), e il vellichìo erotico è già rapito dalle magiche onde musicali : i sospiri sono un concerto uscito dal vento, Ti aspetto, ed è su questa musica / che balleremo / l'esaltante cumparsita del nostro trovarsi , La cumparsita.  
  Del resto, l'Eros sublimato si è sempre configurato come archimusica, come musica prima della musica, come mormorio o vibrazione che induce uno stato cantante. " Il divino dell'amore - annotava Valéry - è musica, ha solo espressione musicale ".  Mia cara musica - fa eco la poetessa orfeoteleste - che  mi fai raggiungere la massima profondità dell'universo, Melodia, solo tu puoi danzare e giocare a nascondino con la poesia nelle profondità marine, raggiungendo il godimento supremo ( v.  Binomio d'amore in " Burr@co Boudoir " ). Basta porsi in ascolto per udire armonie come  sognati abbracci  ( ibidem, Grieg ) o strumenti " che orchestrano un amore lontano, Il concerto.  Le parole immaginate diventano corpo ritmico e diapason di carne, si muovono, sospirano, baciano i canti vocalizzando i baci, vanno in giro " disfatte " e spinte da quegli spiriti vitali che colgono impreparata la realtà e aprono uno squarcio nelle nostre stereotipie mentali. Allora anche le parole diventano organismi mossi dall'aria : veli o vele,  la lenta vela del pensiero, Pensarti o la girandola mossa dal vento,  velo d'aria / come afa d'agosto, Girandola, che fa risuonare in lontananza il sottile arabesco delle " Voiles " di Claude Debussy.

 " E' come una barca oscillante ai confini dell'orizzonte che attraversa la luce sospinta dall'estasi del naufragio. Attraversa il canto nuziale della luce con i suoi doni e le sue promesse. E, per un istante, prima di consumarsi nel gorgo, splende in tutte le sue vele. Chi teme di non averla mai incontrata, si accorge d'averla vissuta senza saperlo ed ecco, da questa difficile distanza, essa risuscita per lasciarsi fiorire sulla tua mano senza febbre.  La sua nascita e la sua morte sono chiuse nell'intatta durata dell'arco. Non importa che tu le dia un nome, ma gli uomini che cercano i nomi l'hanno chiamata : AVVENTURA. "   ( B.Salins )

Paolo Ramaccioni




[1] R.Barthes, " Frammenti di un discorso amoroso ", tr.it., Torino, 1979   , p.166 ( " Rapimento " ).
[2] C.Graziadei, " L'origine orfico-rituale della poesia di Marina Cvetaeva ", 1983, www.europa orientalis.it
[3] " Audace amante, tu puoi baciare benché quasi a metà."

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