sabato 11 aprile 2015

I lettori scrivono



Gianfrancesco Berchiesi commenta Burraco Boudoir




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Cito Maria Fontana, che io ho sempre chiamato Fontanuzza, non può che essere così, come la leggiamo nelle sue poesie. Già il titolo la dice lunga: è intrigante l'accostamento tra il gioco e la stanza privata delle Signore, è esplicito senza perdere il gusto raffinato del dire ammiccante ed allusivo, ti dice senza fingimenti che stai per immergerti nella dimensione del nucleo nascosto dell'essere; ma pur parlando delle gioie e dei desideri della carne, non ne scaturisce nessuna volgarità perché in questo viaggio nel suo mondo scopri che il pulsare erotico del singolo non è che un piccolo soffio di un gigantesco pulsare cosmico: si diventa parte di un tutto!. Non c'è regola, cultura, non c'è tabù che possa uccidere questo nucleo primordiale che è alla base della creazione. E Fontanuzza ci accompagna in altalene magiche, in paesaggi voluttuosi, in lame di luce che penetrano, in gioie e piaceri dei corpi, anzi riscatta questi piaceri dall'ipocrito atteggiamento di una società bigotta e li fa parte dell'amplesso cosmico, che unisce, che genera, che accende. Anzi, di più, Fontanuzza mostra come la ricerca dell'altro possa avvenire anche nella dimensione mentale/spirituale, cioè trasformando gli impulsi carnali in estatici raptus privi di carne, ma ugualmente ardenti. L'autrice è diretta, esplicita, è presenza dominante, ma tanto è vivida e squassante quanto è delicato il risultato che ottiene nel suo poetar d'amore. Non passano via le gioie, una volta vissute dall'autrice, ma vengono rivissute nella dimensione del ricordo, dimensione purificatrice come il fiume eunoè. Non possono che restare nella mente del lettore quelle immagini di intenso godimento e dell'attesa del piacere.

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